giovedì 31 maggio 2012

work in progress...Energia creAttiva e la storia dell'illuminazione artificiale e l'uomo

l'uomo nell'antichità svolgeva le attività solo di giorno perchè non aveva ncora inventato l'energia elettrica
il lume a petrolio fu una bella invenzione....

con un interrutore si accesero le luci in casa...
le lampadine a incandescenza consumavano tanto e inquinavano pure.......le lampadine al risprmio energetico sono quelle che preferiamo.....


ma la casa vorremmo che si illuminasse solo con il sole e con il vento....

vorremmo che anche i nostri giochi funzionassereo solo con il sole e il vento...


ci piacerebbe un mondo che sappia gestire l'lluminazione senza inquinare...








venerdì 25 maggio 2012

Concorso glass telleres


AVVENTURE  IN  MONOPATTINO
C’era una volta una bella bottiglia di succo (d’arancia).Viveva con le sue amiche (color rosso vivo) sul ricco scaffale di un supermercato. Tutte in fila parlavano tra di loro e si divertivano a guardare i clienti che passavano coi carrelli pieni, tutti indaffarati.
Un giorno davanti allo scaffale si fermò un bambino dagli occhi azzurri, insieme alla
mamma. Con il dito indicò la bottiglia, proprio lei. La madre la prese e la mise sul carrello, insieme al resto della spesa.
La bottiglia di succo (d’arancia) fece un breve viaggio in macchina, facendo conoscenza con una bottiglia di latte.
Poi vennero messe insieme in un posto misterioso, dove faceva piuttosto freddo. Una
bottiglia di liquore, che viveva lì da tempo, spiegò che quel posto si chiamava frigorifero, ma niente paura. Ben presto le bottiglie sarebbero uscite di lì, e avrebbero visto nuove cose. Infatti la mattina dopo la bottiglia di succo (d’arancia), insieme alla sua bianca amica, vennero portate sul tavolo di cucina, insieme a pane, burro marmellata, e due bellissimi bicchieri di vetro decorato con fiori. Il bambino dagli occhi azzurri arrivò con la mamma. Aprì la bottiglia di latte e quella di succo, e riempì i due bicchieri. Il latte e il succo (d’arancia) gli piacevano davvero molto.
Così continuò per una settimana. La bottiglia di succo (d’arancia) si era affezionata
al bambino, e aveva fatto amicizia con i bicchieri. Una mattina la bottiglia scoprì che era arrivata una nuova bottiglia di latte. Ma anche con questa bottiglia fu facile fare amicizia e scherzare, e ridere quando i bicchieri erano troppo pieni e traboccavano dicendo al bambino: stai attento!
Finché una mattina il bambino dagli occhi azzurri versò l’ultimo bicchiere di succo
(d’arancia) e la bottiglia fu vuota.
Restò sul tavolo, insieme alla bottiglia di latte, vuota anche lei, e ai due bellissimi bicchieri.
E adesso, si chiese, quale nuova avventura mi capiterà?
Il  bambino  andò a scuola e la mamma mise i due bicchieri nella lavastoviglie, ma  accorgendosi   che  fuori  pioveva  corse  a  raccogliere il  bucato.
Cristallina, la bottiglia di succo, sentendosi sola e  infreddolita, vedendo un sacchetto  nero ,  decise di  entrarci  dentro  per   riscaldarsi.
 Appena  entrata  si accorse   che era  tutto  buio, filtrava  solo  un  filino  di   luce che  le fece  capire che   insieme  a lei  c’era qualcuno. Incuriosita cominciò  a toccare: era qualcosa di molto liscio e freddo, la sua  cara amica ‘’Bianca’’ (la bottiglia di latte). Insieme a loro c’erano anche tanti rifiuti: bicchieri e piatti di plastica, avanzi di cucina,… e Flip e Flop, due bucce d’arancia che erano lì da tempo.
Bianca e Cristallina in quel sacco nero non si sentivano a proprio agio, erano fuori posto. Flop, la buccia più grande  suggerì: ”Sbattetevi  piano fra  voi  così  farete un  po’ di rumore  e la padrona  di  casa  vi  sentirà e forse vi farà uscire”. 
Così fu, perché la padrona  sentendo  quel rumore  strano, andò  in cucina e cercò di capire da dove proveniva quel rumore. Si avvicinò al sacco, guardò dentro  e  vedendo  quelle bottiglie molto  tristi  le  fece  uscire.
Loro felici  ringraziarono e salutarono  Flip e Flop e poi si ritrovarono in una piccola stanza: pensando  che  potevano essere ancora utili, la padrona le prese e le mise su una grande mensola insieme a tanti vecchi giocattoli del bambino con gli occhi azzurri.
Più incuriosite che spaventate, stavano per chiedersi dove si trovassero, quando due vecchie scarpe dissero: ”Questo posto si chiama ripostiglio! Quelli che vedi sono tutti vecchi oggetti che non servono più! ”.
Cristallina e Bianca non si volevano arrendere, non volevano essere oggetti “inutili”, loro potevano ancora essere utili, usate ancora, addirittura trasformate, si ricordarono che una volte erano state addirittura dei preziosi calici.
“Siamo stanche di stare qui! Vogliamo andare in cerca di nuove avventure!”
E come  per magia, si sentirono scuotere da una forza misteriosa e si ritrovavano su un vecchio monopattino del bambino. Con questo strano mezzo di trasporto entrambe andarono in cerca di nuove avventure.
Arrivarono in un luogo bellissimo, tanto che  pensavano fosse un sogno . Quel luogo era pulito e con tanti oggetti di  vetro, si chiamava ‘’VETROLANDIA’’.
“Che ne dici Bianca se andiamo ad esplorarlo?”.
”Si  Cristallina, andiamo!”
Così con il monopattino visitarono molti luoghi misteriosi ornati da oggetti bellissimi: statue, vasi, sedili, fiori,… tutti di vetro. Per loro però il posto più interessante, che cambiò loro la vita, fu ‘’LA FABBRICA DEL VETRO’’.
Lì, Damy, una grande damigiana verde, disse loro che tutte le bottiglie potevano diventare, vasi, lenti ed  altro materiale di vetro.
Mentre Damy parlava videro due grandi mani  che le presero e le gettarono con altre bottiglie in un  grosso contenitore.
Tutte insieme vennero macinate e ridotte in piccoli pezzi:
“Addio Cristallina è giunta la nostra fine! Mi sento proprio a pezzi!”.
“Anch’io! Anzi ora mi sento sciogliere come burro in padella!”
Ma subito dopo, specchiandosi in un grande vaso di vetro, con grande stupore, si accorsero che non assomigliavano più a due bottiglie: erano diventate due bellissime scarpette di cristallo.
E così vissero felici e contente insieme ad un principe azzurro a Cenerentola che non capì mai perché  ogni volta che le indossava le veniva voglia di scorrazzare per il castello con un vecchio monopattino.





FLICK E FLOCK NELLA MACEDONIA DI FAVOLE

La mamma prese Flock, la bottiglia che prima conteneva il succo d’arancia e Flick, la bottiglia del latte, e dopo averle lavate, le riempì di olio in modo che fossero ancora utili.
Passate alcune settimane vide che l’olio si conservava bene e, quando finì, la mamma le riutilizzò per tante altre cose: ci mise del succo di pesche, poi il vino rosso che il nonno prese in cantina, poi ancora un po’ di caffè avanzato e quello decaffeinato per il nonno, l’aceto per l’insalata, …
Una volta Flock fu messa persino nel freezer per conservare un po’ di brodo di carne, ma la mamma non la riempì fino  all’orlo altrimenti, come sapete,  sarebbe scoppiata!
Infine le mise nel frigo con dentro una bella spremuta di arance siciliane, le più buone del mondo.

Un giorno il bambino e la mamma andarono al supermercato a fare la spesa e al ritorno dalla borsa della spesa, insieme alle altre cose, uscirono una coloratissima bottiglia di plastica con dentro succo di carota.
Anche questa nuova arrivata fu messa in frigo accanto Flick e a Flock.
Purtroppo però da quel giorno nel frigo non ci fu più pace perché Petty, la nuova arrivata, diceva di essere più bella e preziosa di loro: era infrangibile, era più leggera, era più colorata, era più economica, e bla, bla, bla,….
Una notte il bambino dagli occhi azzurri si alzò per fare pipì e si accorse che dal frigo usciva un fascio di luce, qualcuno aveva lasciato lo sportello aperto.
Si avvicinò per chiuderlo ma si accorse che Flick e Flock non c’erano più e Petty stava tutta spaparanzata occupando anche i  loro posti.

Le due bottiglie erano andate vie disperate perché non ce la facevano più a sopportare quella vanitosa e antipatica, piena borie e succo di carota.

Dopo un po’, Flick e Flock arrivarono in un posto straordinario, il paese delle meraviglie, dove c’era una casetta piccolina: era la casa di Alice.
Infatti si avvicinarono alla finestra e la videro addormentata perché la strega malvagia le aveva fatto mangiare la mela avvelenata.
Flick e Flock la svegliarono e le fecero bere un bel bicchiere del loro succo che per lei fu miracoloso, infatti dopo il primo sorso guarì e per ringraziarle le invitò a restare con lei.
Quando il succo d’arancia finì, Alice le lavò e, in una mise del succo di pomodoro, invece nell’altra una bella spremuta di limoni, sempre siciliani.
Una notte  Flock  non riusciva a dormire perché aveva un po’ di acidità e se ne andò in giro a vedere se poteva digerire, Flick allora le diede un po’ del suo liquido, lei fece un ruttino e passò tutto.

Alice decise di portare le bottiglie alla nonna che abitava nel bosco e così le riempì di salsa di pomodoro, le mise in un bel cestino di vimini insieme ad altre cose buone da mangiare, e si avviò.

Cammina, cammina non si ricordò più qual era la strada per arrivare alla casetta nel bosco della nonna. Per fortuna incontrò il Gatto con gli stivali che teneva appesa alla cintura la mappa del bosco: la consultarono e, calcolate tutte le coordinate, riuscirono a raggiungere la casa  della nonna che aveva appena uscito dal forno una bella focaccia per il suo amico cacciatore e il lupo.

Flick e a Flock  vennero messe nel frigo e durante la notte, videro che sul fondo c’era un grosso buco nero. Curiose come non mai, decisero di entrare dentro e …. all’improvviso  si ritrovarono in un bel castello dove c’era una bambina con le codine tanto belline: era Biancaneve che le prese subito e le svuotò perché doveva cucinare gli spaghetti con la salsa per i nani.

E così ancora le bottiglie furono lavate e pronte per essere riusate ancora un’altra volta.
Trilly, l’amica di Biancaneve, appena vide le bottiglie vuote, ne approfittò per metterci dentro un po’ della sua polverina magica.
E … magia delle magie, Flick e Flock si accorsero che erano spuntate loro le ali e potevano volare!
Si accorsero che stavano volteggiando come fiocchi di neve e si alzavano sempre più.
Dall’alto potevano vedere montagne, laghi, colline, fiumi, case, scuole, e … Peter Pan con alcuni amici, la befana sulla vecchia scopa e Babbo Natale con la slitta!
Dopo un lungo viaggio decisero di scendere.
E dove atterrarono?
Vicino ad un cassonetto dei rifiuti!
E chi c’era lì accanto?
L’antipatica Petty, vecchia, opaca e piena di rughe, come la strega di Pollicino, che cercava di coprirsi con l’etichetta.
Flick e Fock si stavano avvicinando per salutarla ma lei, per la vergogna, si nascose dietro un grosso flacone vuoto di detersivo.
Infatti, appena finito il succo di carota, la mamma l’aveva messa insieme alle altre bottiglie di plastica e il tempo l’aveva invecchiata.

Flick e Fock invece sembravano appena nate, erano lisce, lucenti, trasparenti e tintinnanti, come se avessero bevuto un elisir di eterna giovinezza, insomma erano di vetro e il vetro non invecchia mai!

La clinica dei pesci
Rimaste vuote la mamma del bambino  le buttò nel cassonetto insieme alle altre cose .
Erano molto tristi perché fino ad allora erano state al fresco, ben pulite e quasi coccolate e adesso erano accaldate, tutte sporche e soprattutto, non sapevano  quale sarebbe stato il loro destino.
Trascorsero la notte fra paure e dubbi, ascoltando qualsiasi rumore venisse dalla strada: automobili e camion che sfrecciavano a tutta velocità, gatti randagi che si azzuffavano per una lisca di pesce, uomini ubriachi che finito di bere, buttavano con forza le bottiglie vuote dentro il cassonetto che,  frantumandosi in mille pezzi, si mescolavano con gli altri rifiuti.
Finalmente, arrivata l’alba, sentirono uno strano rumore e da un buco videro un grosso camion che si fermava, agganciava il cassonetto, lo alzava e lo svuotava dentro il cassone. “Per  fortuna non ci hanno  diviso!” - disse la bottiglia di latte alla bottiglia d’arancia.
“Si, e per fortuna siamo ancora insieme e intere!”- rispose la bottiglia del latte.
Dopo un lungo viaggio arrivarono in un campo immenso dove c’erano enormi mucchi di spazzatura perché tutto veniva differenziato.
C’erano mucchi di lattine, mucchi di ruote di gomma, mucchi di bottiglie di plastica, mucchi di vecchi computer e telefonini, mucchi di carta e cartoni e …  mucchi di bottiglie, ogni mucchio di un colore diverso.
Si avvicinò loro un omone grande e grosso vestito di verde: il signor Sottutto.
Vedendo che erano spaventate si avvicinò e disse loro che non c’era da preoccuparsi  perchè quel posto è  bellissimo infatti dà una nuova vita e da rottami le cose diventano come nuove.
Infatti disse: “Ora vi laveranno dentro e fuori, dopo vi sterilizzeranno con dei disinfettanti per togliervi le impurità e dopo lavate sarete triturate a pezzettini e vi metteranno in un forno a temperatura altissima che vi scioglierà e diventerete irriconoscibili.
“Oh! Povere noi che brutta fine ci aspetta!!!”
Ma il signor Sottutto disse che il loro sacrificio non sarebbe stato inutile perchè grazie al riciclo del vetro milioni di olio combustibile sarebbero stati risparmiati.
Le bottiglie si presero di coraggio e il signor Sottutto le mise dentro il forno: cominciarono subito a sentire caldo e a poco a poco si sciolsero.
Quando, dopo qualche ora, il signor Sottutto le fece uscire erano ancora morbide, sentirono soffiarsi dentro, e si accorsero che erano state fuse insieme e invece di due bottiglie erano una sola, più grande e con il collo largo.
Furono felici del loro cambiamento ma ultra felici di essere una cosa sola.
Il signor Sottutto, per completare il lavoro spostò la “bottigliona”  in un altro forno che si chiamava  Colorin, che le avrebbe colorate di un colore che il signor Sottutto avrebbe scelto pigiando uno dei tasti che si trovava a destra del grande forno.
Stava proprio pigiando il tasto che le avrebbe colorate di giallo, quando inciampò e appoggiò il palmo della mano su tutti i tasti.
“Che disastro! Adesso dovrò ricominciare daccapo!” – pensò il signor Sottutto
Ma appena uscita la “bottigliona”  era di un colore indefinito ma bellissimo ed il signor Sottutto decise di lasciarla così.
Dopo un paio di settimane venne un camion che la portò al supermercato insieme a tutte le altre.
Mentre la bottigliona era sullo scaffale passò un bambino che teneva un simpatico pesciolino rosso dentro un sacchetto di plastica.
Proprio mentre era vicino allo scaffale, il sacchetto si ruppe ed il bambino disperato raccolse il pesciolino, che cadendo si era fatto male ad una pinna, e per salvarlo lo mise subito dentro la bottigliona e ci versò dentro un po’ d’acqua presa da un’altra bottiglia che si trovava lì vicino.
Il pesciolino fu salvo!
E non solo, perché grazie agli strani riflessi della bottiglia, la pinna del pesciolino guarì.
Così, da quel giorno, la grande bottiglia colorata che venne usata per mettere tutti i pesciolini malati del mondo perchè il riflesso della bottiglia li faceva guarire e quando guarivano venivano liberati nel mare e potevano vivere felici e contenti.

IL  COLLEZIONISTA DI BOTTIGLIE

Quella mattina di luglio il bambino dagli occhi azzurri andò al mare con la mamma ed il papà.
Per prima cosa presero la borsa del mare e dentro ci misero un contenitore di vetro con l’insalata di riso, condita con tanta maionese, e per la merenda si portarono un bel pezzo di anguria; portarono anche acqua, succo di ananas, succo di pesca, piatti di plastica, bicchieri e forchette.
Poi prepararono un'altra borsa con teli da mare, mutandine di ricambio, rastrello, paletta, secchiello, formine, innaffiatoio, ciambella e il pallone per giocare a pallavolo.
Indossarono il costume, presero l’ombrellone e via  per il mare!!!.
Arrivati  sulla spiaggia, il papà  aprì  l’ombrellone, la mamma uscì i teli da mare e il bambino cominciò a giocare con le formine.
Poco distanti da loro alcuni pescatori siciliani stavano tirando le reti.
Avevano fatto un’ottima pesca:
“Mizzica di pisci chi piscammu: saddi, ancioj, calamareddi, jammuru, e … e  chista chi è? Vadda, na buttigghia cun pezzu i catta intra, nchiusa cun tappu i suvuru chiù vecchiu i’ me nonna! A mari jettinu propriu di tuttu, pari un munnizzaru , jettila supra a spiaggia poi a mintemu intra a campana virdi, chi navemo a fari, ci mintemu  i pisci?” (1)
Visto che i pescatori l’avevamo messa da parte, il bambino incuriosito chiese se poteva prenderla e, poiché i pescatori risposero di sì, la prese.
Pian piano, tolse il tappo, che si sbriciolò nelle sue mani  per la salsedine del mare, e prese il pezzo di carta che conteneva un messaggio.
C’era scritto: “Mi chiamo Sconsolata e il mio nome vi dice tutto, cerco due mie amiche, sono trasparenti, di vetro e contengono latte e succo d’arancia. Eravamo tutte insieme al supermercato e un giorno ci hanno separate. Le cerco disperatamente, vi prego aiutatemi!
Il bambino capì  subito che le bottiglie che cercava erano quelle rimaste sul tavolo della cucina.
Quindi mise la bottiglia nella borsa e non vide l’ora di tornare a casa. Fece gli scalini a quattro a quattro e arrivò trafelato in cucina ma, con grande stupore, si accorse che le bottiglie non c’erano più.
Allora si mise subito sulle tracce delle bottiglie scomparse: si munì di lente d’ingrandimento, macchina fotografica, un taccuino, una penna e, come Sherlock Holmes, cominciò ad investigare   sulla scomparsa delle bottiglie. Cercò  in molti luoghi: nel bidone della spazzatura, nel frigo, in giardino, nel balcone, in garage, nel ripostiglio, nello scantinato, guardò persino nella cameretta, sotto il letto, dietro la scrivania, dentro l’armadio, nella scarpiera e nei vecchi guantoni da box di papà. Trovò solo oggetti che non trovava da tempo: una palla, dei pattini, delle vecchie scarpe, dei camioncini e delle macchinine.
Delle bottiglie non c’era traccia!
Dopo alcuni giorni di ricerca, il bambino, anche lui sconsolato, diede la  brutta notizia alla bottiglia:
“Mi dispiace molto Sconsolata, ma non sono riuscito a trovarle! “
Sconsolata si mise a piangere e il bambino cercò di consolarla dicendole:
“Guardiamo la tv così ti distrai un po’!”
In tv c’erano le notizie della cronaca locale e il bambino decise di ascoltarle.